È POSSIBILE INTERPRETARE IL TESTAMENTO NON SOLO ALLA LUCE DEL SIGNIFICATO LETTERALE DELLE RELATIVE PAROLE, MA ANCHE FACENDO RIFERIMENTO AD ELEMENTI ESTERNI AL TESTAMENTO STESSO?
La risposta al quesito posto nel titolo è: sì.
Anzi è doveroso, nell’interpretazione testamentaria, non limitarsi al significato letterale delle espressioni utilizzate, ma, ove questo sia dubbio o suscettibile di plurime interpretazioni, ricorrere ad elementi esterni al testamento stesso per ricostruire la reale volontà del testatore, affinché la stessa sia puntualmente rispettata.
Come si interpreta un testamento
Per comprendere come si interpreti un testamento, occorre rilevare, in primo luogo che per i principi di ermeneutica testamentaria, principale rilevanza deve essere data alla volontà del testatore, che deve essere ricostruita, anche andando oltre la semplice dichiarazione formale.
La volontà del testatore deve essere, cioè, individuata attraverso un esame complessivo del testamento, considerando anche eventuali elementi estrinseci, come la personalità e il contesto sociale del “de cuius”, se la sua volontà non risulta chiara dal testo.
L’articolo 1362 del Codice Civile italiano riguarda l’interpretazione dei contratti, ma trova applicazione anche nell’ambito testamentario, come principio generale per interpretare la volontà del testatore.
Questo articolo prevede che, per comprendere correttamente il significato di un documento giuridico, non ci si debba limitare al significato letterale delle parole, ma si debba fare riferimento alla volontà effettiva della parte che lo ha redatto.
Questo principio, applicato ai testamenti, implica che l’interpretazione del testamento debba cercare di ricostruire in modo più fedele possibile la volontà del “de cuius” (cioè del defunto) nel momento in cui ha redatto il testamento.
Esame complessivo del testamento
L’interpretazione del testamento non si basa solo su singole clausole o frasi, ma sull’esame complessivo del documento. Questo significa che tutte le disposizioni testamentarie devono essere considerate insieme per capire il significato e la volontà complessiva del testatore. Una singola espressione o disposizione che potrebbe sembrare ambigua o contraddittoria, se letta isolatamente, può essere chiarita prendendo in considerazione il contesto generale del testamento.
Elementi estrinseci
Quando la volontà del testatore non risulta chiara dal testo del testamento, è possibile fare riferimento ad elementi estrinseci. Questi includono:
- La personalità del “de cuius”: Ciò significa che l’interpretazione deve tenere conto della personalità del testatore, del suo carattere, dei suoi valori e delle sue inclinazioni personali. Questi aspetti possono aiutare a comprendere meglio le scelte fatte nel testamento e a risolvere eventuali ambiguità.
- Il contesto familiare e sociale: Le relazioni familiari e sociali del testatore, nonché le circostanze che lo hanno portato a fare testamento, possono chiarire il significato di alcune disposizioni. Ad esempio, una particolare attenzione verso un erede potrebbe essere spiegata dalle sue esigenze o dalla natura della relazione con il testatore.
- Altri documenti o dichiarazioni del testatore: Se esistono altri scritti o comunicazioni del testatore, come lettere o conversazioni precedenti, questi possono essere utilizzati per comprendere meglio le sue intenzioni. Questi documenti devono comunque essere valutati con cautela e non possono prevalere sulle disposizioni esplicite del testamento.
- Consuetudini o pratiche: In alcuni casi, anche le consuetudini familiari o sociali possono aiutare a interpretare una disposizione testamentaria ambigua.
La volontà del testatore al centro
La finalità principale è quella di dare effetto alla volontà del testatore, che rappresenta il principio guida nell’interpretazione testamentaria. Se esistono diverse possibili interpretazioni di una disposizione testamentaria, si deve adottare quella che meglio riflette l’intenzione effettiva del “de cuius“, piuttosto che una lettura meramente letterale o formalistica.
Giurisprudenza e applicazioni pratiche
La giurisprudenza ha più volte ribadito l’importanza di un’interpretazione che rispetti la volontà del testatore e ha dato indicazioni su come utilizzare gli elementi estrinseci. I tribunali, in diversi casi, hanno sottolineato che l’interpretazione deve essere effettuata considerando la situazione personale e sociale del testatore, anche al fine di evitare che le sue volontà vengano frustrate da una lettura troppo rigida del testo.
In sintesi, l’art. 1362 c.c. applicato al testamento richiede un’analisi approfondita e complessiva del documento, tenendo conto della volontà effettiva del testatore e, quando necessario, facendo ricorso ad elementi esterni per chiarire eventuali dubbi interpretativi.
Esempio concreto
Per fare un reale esempio, il testatore, nel redigere testamento, aveva disposto un legato avente ad oggetto i “soldi” che il testatore medesimo possedeva. Detti “soldi”, distribuiti in percentuali diverse dal de cuius a titolo di legato tra vari soggetti, erano stati individuati dal testatore con l’espressione “tutti i soldi in mio possesso”.
Questa espressione aveva fatto nascere un dubbio di interpretazione che aveva portato all’introduzione di una controversia giunta sino dinanzi alla Suprema Corte.
Le Parti in lite tra loro sostenevano, l’una che per soldi dovessero essere intesi unicamente quelli liquidi (in contanti o presso conti correnti) in possesso del testatore al momento della sua morte, l’altra che, laddove il testatore abbia utilizzato il termine “soldi”, con esso abbia inteso far riferimento, non solo ai liquidi presenti sul conto corrente, ma anche a tutti gli investimenti mobiliari, quale azioni e obbligazioni emesse da società quotate in borsa, poiché tali titoli condividono la caratteristica dell’immediata convertibilità in denaro.
Questa seconda interpretazione è stata ritenuta dalla Suprema Corte più conforme alla reale volontà del testatore.
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